Chi si appresta a partire dovrebbe preoccuparsi non solo del bagaglio fisico ma anche, e soprattutto, del bagaglio mentale perche’, come diceva Chatwin “il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma “
Mai dimenticare, per esempio, che si parte sempre verso l’ignoto, anche quando si torna su una terra conosciuta, perchè quella terra non sarà mai abbastanza dissodata da escludere le sorprese. “il viaggio -ha scritto Guy de Maupassant- è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno”. Prendetevi tutto il tempo necessario, perchè, come insegna Voltaire, c’è sempre un pericolo: viaggiando troppo in fretta rischierete di scambiare gli abusi per le leggi del paese. Accanto allo spazzolino da denti, al ricambio dell’intimo, ai calzini e alle scarpe sportive ed eleganti, mettete in valigia un po’ di disponibilità verso gli altri: non giudicate la superficie.
Guido Piovene avvertiva giustamente che “viaggiare dovrebbe essere un atto di umiltà”. Non è escluso peraltro, sempre che il tempo ve lo conceda, che vi capiti quello che capitava ad Italo Calvino, il quale confessava che arrivando in ogni nuova città ritrovava un suo passato che non sapeva più di avere. E avvertiva:” L’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.”
Scesi dall’aereo preparatevi a vivere nuove, inattese vertigini
Paolo Di Stefano